Dopo il successo delle mostre precedenti – con nostro orgoglio riallestite in trasferta anche oltre regione – il Centro Studi si propone di indagare la spinta propulsiva che ha generato all’indomani della fine della seconda guerra mondiale la ricostruzione a Brescia e, più in generale, in Italia. La nostra città, distrutta dai pesanti bombardamenti del 1944-’45, prontamente rinasce. Scommette sul futuro: il proprio e quello del Paese. Una «tensione ricostruttiva», quella di settant’anni fa, che si ripropone con forza oggi, nel momento dell’uscita dal dramma del Covid-19. Un primo campione di immagini e di documenti farà rivivere la ricostruzione in un’installazione artistica realizzata all’interno del Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, visitabile dal 26 ottobre al 5 novembre prossimi. Gli spazi dell’installazione ricostruiranno per sommi capi la stagione febbrile della ripresa che avvia quella rivoluzione economica, sociale e civile passata alla storia come «miracolo economico». Si tratta di un iniziale affaccio espositivo che sarà possibile integrare e ampliare sia consultando il sito dedicato all’iniziativa (litaliariparte19451963.it) sia, soprattutto, visitando l’anno prossimo presso Palazzo Martinengo in città la mostra dedicata al tema. L’alto numero di visitatori che hanno frequentato le nostre precedenti iniziative – dedicate alla storia di Brescia, sempre debitamente inserita nel contesto nazionale – denota il grande interesse del pubblico per il proprio passato, per la propria storia, in particolare per la tenacia con cui i propri padri hanno saputo riprendersi dalle più tragiche avversità. Cittadini bresciani e di fuori provincia hanno manifestato un’attenzione che va ben oltre la curiosità di scoprire pagine di storia poco conosciute della propria terra. Hanno dimostrato anche un sincero afflato di conoscenza del proprio passato che è parte costitutiva dell’identità di ogni comunità. Come per gli anni precedenti, il Centro Studi in collaborazione con il «Giornale di Brescia» riserverà grande spazio al coinvolgimento, il più largo possibile, del pubblico attraverso i Collection Days. I bresciani saranno invitati, infatti, a più riprese a recarsi presso la redazione del quotidiano cittadino per far conoscere oggetti, documenti, fotografie degli anni Cinquanta e Sessanta in proprio possesso. Saranno attivate anche le scuole. A tal scopo è stato istituito un premio alle classi che si distingueranno nel reperimento di fonti, testimonianze, documenti e nella preparazione di elaborati sul tema. Si mira a un approccio critico al tema, sempre nel rispetto dei canoni di scientificità che è l’imperativo categorico del Centro Studi. Ci siamo mossi sulle orme di quel che aveva auspicato già negli anni ’70 l’erudito francese Georges Henri Rivière: «il successo di una mostra non si valuta in base al numero dei visitatori che vi affluiscono, ma al numero dei visitatori ai quali ha insegnato qualcosa».Di fronte al dramma della crisi epidemica, il Centro Studi vuole fornire un proprio contributo alla ricostruzione in atto, nell’unico modo che è praticabile da un istituto culturale, ossia attraverso un progetto conoscitivo serio, ma anche emozionante e civilmente impegnato, nel quale high culture e low culture si incontrano. Si vuole con ciò favorire un approccio alla storia non noioso, ma palpitante. L’installazione – allestita presso Palazzo Loggia a Brescia – punta non solo a suscitare il piacere di un’emozione intellettuale nuova. Aspira insieme a fornire uno stimolo per una seria riflessione su una pagina di storia locale e nazionale decisiva nel ridisegnare il volto della Brescia attuale